giovedì 30 aprile 2009

Salvador de Bahia, Morro de Saõ Paulo e Saõ Paulo

Salvador de Bahia

Giunge il momento di affrontare le 28 ore di bus che ci separano da Salvador de Bahia, in cui arriviamo la sera tardi, felici di rimettere i piedi per terra. Ci svegliamo il giorno seguente al suono dei festeggiamenti per l'anniversario dei 460 anni dalla fondazione della città e passiamo il pomeriggio a guardare bande che suonano e sfilano in costume. Il centro storico di Salvador è il Pelourinho, nome che deriva dal palo a cui venivano legati gli schiavi portati dall'Africa. Salvador è una delle città che ha conservato meglio la cultura e le tradizioni africane, visto che era il porto principale a cui attraccavano le navi cariche di schiavi. Nonostante siano passati centinaia di anni, la stragrande maggioranza della popolazione è di colore e vive ancora in condizioni di assoluta povertà. Motivo per cui potrebbe risultare stressante camminare per le strade del centro, dove si viene assaliti da varie persone che chiedono un sorso d'acqua, una moneta, o qualunque altra cosa. Purtroppo però, qualunque cosa si dia a queste persone, verrà probabilmente scambiata per un po' di colla da sniffare, ecco perchè la soluzione migliore è quella di offrire loro qualcosa da mangiare sul momento. Nella pousada dove alloggiavamo ci hanno inoltre subito avvertito di non avventurarci assolutamente in strade che non fossero le 3 principali del centro, dato che nonostante la massiccia presenza di polizia, a pochi metri da li inizia la favela. Bisogna anche stare attenti a scattare foto alle donne in costumi tipici o a chi pratica capoeira, perchè dopo vi verranno chieste cifre esorbitanti come pagamento, per cui meglio sempre chiedere prima il prezzo.
I braccialetti colorati che tutti quanti i mendicanti cercano di regalare ai passanti con il pretesto di chiedere qualche spicciolo provengono da una chiesa chiamata Nossa Senhora do Bonfim, un po' spostata rispetto al centro. Ci capitiamo proprio la domenica delle Palme, quindi è aperta e colma di gente che assiste alla messa. Seguendo la strada che sale sulla collina di fronte alla chiesa si arriva al Forte de Saõ Felipe, dove assistiamo ad un magnifico tramonto.

Assistere ad un rito di Candomblè è una delle esperienze più particolari che si possono vivere a Salvador. La cerimonia a cui abbiamo assistito noi si divideva in due parti, la prima cristiana, la seconda con danze e canti africani al ritmo dei tamburi. Nel corso di questi balli, trasportati dal suono della musica, tre o quattro persone entrano in uno stato di trance, emettendo suoni animaleschi con gli occhi chiusi. I seguaci del candomblè credono negli Orixà, detti anche angeli della testa (corrispondenti agli angeli custodi del cristianesimo); ognuna di queste divinità ha una personalità diversa in cui i credenti si identificano. Per conoscere il proprio angelo custode bisogna sottoporsi alla cerimonia delle conchiglie: l'anziano della comunità lancia delle conchiglie che cadendo indicano la divinità a cui fare riferimento . Nella stanza ad esempio c'era un altare dedicato al dio della vanità, illuminato da una luce rosso fuoco e la cui statua era adornata da un pitone viola . In offerta erano stati posti smalti, sigarette, bottiglie di sidro e uno specchio.
Questa religione animista africana si è qui conservata meglio che altrove (come ad esempio gli U.S.A.) perché i portoghesi non hanno ritenuto gli schiavi africani degni di essere evangelizzati, lasciandoli quindi liberi di praticare le proprie religioni. Dopo una breve fase di repressione, dal 1989 è tornata la libertà di culto e stanno fiorendo decine di comunità di candoblè in tutta la città.

Morro de Saõ Paulo

Alcune delle più belle spiagge della zona si trovano nell'isola di Morro de Saõ Paulo, a 2 ore di traghetto da Salvador. Non esistono strade asfaltate né macchine e i taxi locali altro non sono che ragazzi che trasportano i bagagli con una carriola. Le spiagge principali sono quattro e più ci si allontana dal centro della Villa più la natura è incontaminata e meno ristoranti e ostelli si incontrano. Nel complesso l'isola è abbastanza turistica, ma in bassa stagione si può godere delle bellezze dell'isola praticamente in solitudine. Una cosa da non perdere assolutamente sono le capirinhas di frutta che qui vengono preparate sul momento con deliziosi frutti tropicali.

Il tour dell'isola è un po' caro (50 R) ma ne vale sicuramente la pena. Prima tappa alle piscine naturali di Guarapuara dove si possono ammirare infinite varietà di pesci e coralli e successivamente all'isola di Boipeba per pranzare. Prima di arrivare al villaggio storico di Cairù abbiamo fatto sosta in un bar galleggiante di ostriche che venivano pescate sul momento e servite con il limone per solo un real l'una.


Saõ Paulo


Il nostro volo per il Chile parte da qui e sfruttiamo l'occasione per fare un salto in questa enorme metropoli. Siamo ospiti da un'amica di Irene e Henrique, suo fratello, che ci accoglie in casa, in una bella zona residenziale non lontana dal centro. Il tempo è poco, quindi ne approfittiamo per camminare per le strade del centro e di Liberdade, un quartiere dove risiede la seconda maggiore comunità di giapponesi al mondo....dopo il Giappone. Questa grande città ci ha dato in generale l'impressione di essere molto moderna, con grandi edifici e una metro efficientissima, ma probabilmente dipende anche dal fatto che il poco tempo non ci ha permesso di conoscerla più a fondo. Un consiglio: per andare dall'aeroporto al centro e viceversa non salite su un bus turistico a tariffe gonfiate...pochi metri più in là c'è un bus di linea diretto alla stazione metro di Tatuapé che vi costa molto meno.

1 commento:

  1. ...le foto sono semplicemente straordinarie!!!
    Che posti!!!!
    Molto interessanti le spiegazioni...bravi!!!

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