mercoledì 7 ottobre 2009

Phnom Penh

Arrivati a Phnom Penh, il tuk tuk dell'ostello che abbiamo prenotato ci viene a prendere alla fermata. Peccato che il numero che abbiamo chiamato appartenga ad un ostello che ha chiuso due anni fa e se ne sia appropriato un altro affittacamere davvero indecente! Dopo una breve ricerca nella zona economica della città, ci sistemiamo al Lakeside Number 9...le camere da 4 dollari sono costruite in legno sul lago e c'è il bar ristorante con “vista”...insomma nonostante piova in camera quando arriva l'acquazzone di turno, non possiamo lamentarci. Sveglia presto, il fotografo vuole “la luce laterale del mattino” e così andiamo al palazzo reale, splendente, pulito e circondato da giardini curatissimi, in netto contrasto con le strade al suo esterno, fangose e caotiche. Il pomeriggio invece lo dedichiamo al Tuol Sleng Museum, una scuola trasformata in centro di detenzione dal '75 al '79 durante il regime di Pol Pot e i Khmer Rouge. Soprannominata S-21, questa prigione era un luogo di tortura in cui venivano strappate confessioni false ai detenuti, che venivano poi portati fuori città per essere uccisi (nei luoghi diventati famosi col nome “the killing fields”). Circa 30.000 persone hanno “vissuto” in queste mura, legate con catene in celle piccolissime, in attesa della loro ultima ora. Le fotografie dei prigionieri sono appese ai muri e ci osservano spaurite dal passato.

L'ultima visita la facciamo a Wat Phnom, il tempio più riverito della città, situato sull'unica collina. Costruito nel 1373 dalla benestante signora Penh, il tempio ospita una statua di Buddha portata dal fiume in piena fino alla porta di casa di Penh. All'interno del tempio, tutte le statue hanno in mano dei soldi e sono circondate da frutta e incenso. Attorno alla testa della statua di Buddha più imponente vi è un'aureola psichedelica illuminata e tutti si inchinano scandendo preghiere.

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