martedì 1 dicembre 2009

Jaipur

Dopo cinque ore di bus, scandite dal suono del clacson, arriviamo alla guesthouse Krishna Palace. Il centro della città è circondato da mura e gli edifici sono rosa, dopo che il Marajha la fece dipingere di questo colore per dare il benvenuto agli ospiti illustri. Ce la aspettavamo un po' meglio, invece è trafficatissima, caotica e piena di gente che cerca di venderci di tutto. Visitiamo il palazzo dove alloggiavano le mogli del Marajha, pieno di finestrelle da cui potevano osservare la vita in città. Il giorno dopo entriamo nel City Palace, una volta la residenza del Marajha (dove tuttora vive in una parte chiusa al pubblico). La sala delle riunioni e il museo dell'artiglieria valgono il prezzo del costoso biglietto. L'ultimo marajha, lo stesso che costruì questo complesso, fu colui che firmò per per primo il trattato con cui cedeva i propri poteri all'India indipendente. Nel salone principale si trovano le storie, i dipinti e i costosissimi vestiti di tutti i marajha del Rajastan. Ci perdiamo nelle viette secondarie dei bazaar affollati tra mucche che vanno addosso a Valerio, fogne a cielo aperto e la vita di strada indiana: è giunto il momento di andarsene, o forse di diventare vegetariani

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