venerdì 20 novembre 2009

Mumbai



Nel cuore della notte, eccoci a Mumbai. Dopo una lunga coda per prendere il taxi, “annusiamo” la città dal finestrino, in una lunga corsa interrotta da mille tappe del taxista. L'odore a volte è fortissimo, quasi insopportabile, ma finalmente arriviamo all'hotel. È il 17 ottobre, festa del Diwali, una via di mezzo tra il Natale e Capodanno. Ci svegliamo con il fragore dei petardi che rimbombano in ogni angolo della città. Una passeggiata di due km fino a Colaba, uno dei quartieri più turistici, dove si trova il Gateway of India, un arco costruito per l'arrivo del re Enrico VI a Bombay. Di fronte c'è il famosissimo hotel Taj Mahal, ma è ancora chiuso per ristrutturazioni dopo gli incidenti dell'anno scorso. Ceniamo da Leopold, istituzione tra viaggiatori e non, e gustiamo il nostro primo pasto indiano vero e proprio. Ci uniamo alla folla in festa a Marine Drive e, naso all'insù, osserviamo i giochi di colore dei fuochi d'artificio, insieme a migliaia di indiani vestiti a festa. Tornando in hotel ci accorgiamo che sono moltissime le persone che dormono per strada sui marciapiedi, persino intere famiglie con vari bambini. Il giorno dopo, lungo quelle stesse strade, un agente di Bollywood ci ingaggia come comparse per un film chiamato “Full House”. Si tratta di dodici ore di lavoro notturne in una spiaggia a Nord di Mumbai, circa 2 ore dal centro. Siamo una sessantina di turisti, ci vestono e ci truccano. Siamo felici coppie in vacanza o in luna di miele a Bari (?) dove uno dei protagonisti, Chunky, che nel film fa “l'italiano”, e sfida i ragazzi a camminare suoi carboni ardenti per conquistare un fiore da dare alla propria amata dicendo: “mamma mia, fettuccini, this is an old Italian tradition,just like Ceasar did for Cleopatra!”. Chi di noi non l'ha fatto almeno una volta? Ovviamente tutti i tentativi falliscono miseramente, eccetto quello del belloccio indiano di turno (Akshay Kumar) che ce la fa, tra le nostre grida di incoraggiamento (e anche qualche insulto). Le riprese durano a lungo, ma sono interrotte da varie pause mangerecce ...le dodici ore finiscono e guadagnamo ben 500 rupie a testa, circa 20 dollari! Il giorno dopo Valerio è nuovamente impegnato con le riprese di “Veer” (Eroe), in cui fa la parte di gentleman inglese (…). Conclusa l'esperienza di Bollywood, ricominciamo l'esplorazione della megalopoli Mumbai in cui tutto si succede molto rapidamente...con un bus arriviamo a Malabar Hill, un quartiere residenziale in collina; nel parco ben curato passeggiano miriadi di famiglie con bambini e da qui aspettiamo il tramonto. Poi visitiamo il Banganga Tank, un bacino sacro circondato da Ghat (case dei pellegrini) e templi. Secondo la leggenda, il dio Rama colpì la terra con la sua freccia e aprì un varco che diventò questo bacino. Sulla via di “casa” assaggiamo alcuni dolci tipici indiani, a base di burro, per non farci mancare proprio niente.

L'indomani, accompagnati da due amici di Bombay, Sanu e Amit, visitiamo vari bazaar che vendono qualunque tipo di cosa: le classiche frutta e verdura, ma anche carne, animali vivi, vestiti, gioielli. Poi è la volta del tempio Jainista, la religione dei nostri amici; Amit non può entrare perché da poco è diventato padre e ci aspetta fuori. Sanu invece ci fa da guida e ci spiega che i jainisti non mangiano carne e i più devoti spazzano il suolo mentre camminano per evitare di calpestare un essere vivente. Per lo stesso motivo, evitano di mangiare tuberi e vegetali che crescono sotto terra. Concludiamo l'intensa giornata con una falooda, bevanda di latte, essenza di rose, palline di gelatina e vermicelli spezzati....dolcissima! Prima di andare a dormire andiamo al cinema con due amici conosciuti sul set di Bollywood, Nicola e Lena. Il film si chiama “Blue”, è in hindi senza sottotitoli, ma la trama è talmente prevedibile che qualche parola detta in inglese dai protagonisti ci basta per seguirla.

Ancora una volta ci svegliamo con un buon chai e partiamo alla volta del Thieves Market, (mercato dei ladri) così soprannominato perché i gioielli rubati della regina d'Inghilterra vennero ritrovati proprio qui. Il quartiere, prevalentemente abitato da musulmani, si trasforma in una moschea a cielo aperto nell'ora della preghiera, con centinaia di persone inginocchiate verso la mecca. Proseguiamo verso Malahaxmi station dove si trova la più grande “lavanderia” di Mumbai: una distesa di panni, donne al lavoro e vasche colme d'acqua che si perde a vista d'occhio. Al tramonto seguiamo il sentiero che ci porta alla moschea Haji Ali. Quando la marea si alza, il sentiero viene sommerso e la moschea sembra galleggiare sull'oceano. All'interno, i fedeli baciano un telo sacro che ricopre il sepolcro del santo musulmano Haji Ali, che morì durante un pellegrinaggio alla Mecca. La sua bara galleggiò miracolosamente fino a tornare a riva, proprio dove oggi sorge la moschea galleggiante.

Il giorno seguente, sempre a contatto con l'oceano, i fedeli hindu adorano il dio sole e in questo periodo, per 2 giorni, all'alba e al tramonto, si fanno un bagno rituale. Le donne entrano in acqua completamente vestite, gli uomini almeno si tolgono maglietta e a volte anche i pantaloni e noi li osserviamo sullo sfondo del tramonto.

L'ultima giornata a Mumbai la passiamo al museo di Gandhi, dove sono esposte molte fotografie e i suoi libri. Un ultimo tramonto a Chowpatty Beach mangiando un Belphuri, snack locale tipico a base di riso soffiato, pomodoro, aglio, cipolla, spezie varie (piccanti) in agrodolce e siamo pronti a salutare quest'enorme città di 12 milioni di abitanti che ci ha dato il benvenuto nell'incredibile India.

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