mercoledì 25 novembre 2009

Pushkar

Dopo averci pensato a lungo scegliamo la nostra prossima tappa: la città santa di Pushkar, nel Rajastan, dove si sta tenendo la famosa camel fair, la fiera dei cammelli. In effetti, sembra valerne davvero la pena. Ci tuffiamo nella folla di gente, donne dai mille sari colorati, con anelli al naso enormi, cammellari, mendicanti, bambini che ci chiedono di fargli una foto, santoni (finti e veri). I cammelli sono adornati all'inverosimile, colorati e rasati. Entriamo nel tempio di Brahma, a quanto pare l'unico a lui dedicato in tutta l'india. La leggenda dice che nel giorno del suo matrimonio, Brahma prese in moglie una donna diversa dalla promessa sposa, che non si presentò all'altare. Quest'ultima, per vendicarsi, gli lanciò una maledizione dicendo che non sarebbe stato adorato in nessun altro luogo se non Pushkar. Lanciamo metà dei fiori che abbiamo acquistato per 5 rupie di fronte alla statua di Brahma, dove centinaia di fedeli si spingono per dare uno sguardo veloce. L'altra metà dei fiori dovremmo buttarla nel lago santo, ma non prima di aver fatto una puja, la preghiera, guidati da un santone. Sapendo che di solito chiedono soldi, mettiamo le mani avanti e diciamo di non avere nemmeno una rupia in tasca. Ci rispondono di tornare l'indomani. Peter, il padrone della nostra guesthouse ci racconta che anche gli indiani vengono truffati da questi finti preti che si intascano tutto il guadagno (possono chiedere fino a 10000 rupie!). Tra le mille attività della fiera, assistiamo alla gara di mungitura, la gara dei baffi più originali ma ci perdiamo quella dei turbanti. Una volta tanto essere turisti ha i suoi lati positivi, visto che ci vengono sempre riservati i posti migliori e facciamo anche un giro in cammello gratis con tanto di show di danza nel deserto. Per allontanarci un po' dal trambusto del festival, saliamo in cima ad una collina ad ammirare il tramonto e a visitare il tempio hindu. Sul cammino incontriamo vari fedeli che ci salutano rispettosi, alcuni addirittura si inchinano quando ci vedono. Il tempio è piccolo, austero ma davvero suggestivo. Facciamo amicizia con un sadhu intento a meditare sotto le foglie di un albero e con due poliziotti venuti apposta da un'altra città per rafforzare la sicurezza durante il festival. Tornati nell'arena principale del festival, ci facciamo spazio per tifare la squadra di turisti nel tiro alla fune. Poi Lucia partecipa alla corsa con brocche cariche d'acqua in testa e arriva al terzo posto, dopo due indiane! Il trofeo verrà esposto in casa mazzini...Anche la gara dei cammelli è da non perdere, anche se non capiamo chi vince. La sera assistiamo ad uno show di danza classica indiana nell'old Rang Ji temple, dove ogni sera si celebra un rito hindu con tanto di processione intorno al tempio di una statua sacra. Il lago santo di Pushkar, dove migliaia di pellegrini si fanno il bagno ogni anno, è quasi prosciugato, ma camminiamo intorno ugualmente per ammirare la città che si riflette nella poca acqua. Qui a Pushkar è proibito mangiare carne di ogni tipo, uova e persino abbracciarsi o baciarsi in pubblico...fatta eccezione per le persone dello stesso sesso, visto che gli uomini indiani sono soliti andare a passeggio mano per la mano oppure abbracciati

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